Alluci e dimore condivise con gatti aggressivi

G. si agita ed è alta, massiccia, imponente. Queste sono le impressioni alla prima occhiata, poi capisco: non parla con me in realtà, non parla con nessuno, confabula. Mi risulta leggermente fastidiosa. Non mi ascolta, devo vedere il suo consenso informato per il vaccino, raccogliere la sua storia… ho molte persone in appuntamento e qualcuna già in attesa, ma lei non se ne cura. Si porta dietro buste dall’aspetto molto sudicio.

Non riesco a guardarla in faccia, è chinata sui suoi piedi, li guardo: sanguinano feriti. In particolare, l’alluce è pieno di sangue asciutto, le altre dita stanno sanguinando, soprattutto perché… lei ci maneggia?!
Provo a fermarla, a farmi notare, e lei mi guarda finalmente.

Cerca medicazioni e mi racconta una farneticante lotta con i gatti con cui divide la sua baracca, che qualche tempo prima l’hanno aggredita. Le regalo ovatta, disinfettante, rinuncio a farle domande troppo particolari sulla sua salute, la blocco e la vaccino.

Le sto per fare la seconda dose, per farla venire a studio nell’orario prestabilito. La prima volta è stato facile, mi hanno aiutato operatrici della Caritas, ma la seconda volta è stato difficile. Abbiamo chiamato mille volte un numero perennemente staccato. Sono sicura che se nella sua strana e complicata vita le prende anche un’infezione da Covid-19 è una catastrofe.

Se ne va soddisfatta (credo), cerco di controllare se attende i fatidici 15 minuti, ma no, è andata…