Selam Palace
La città invisibile alle porte di Roma
Selam Palace (che in amarico vuol dire “pace”) è la più grande occupazione abitativa romana di titolari di protezione internazionale (rifugiati politici, protezione sussidiaria ed umanitaria).
Situato in zona La Romanina, attualmente si stima che ospita circa 700/800 persone originarie del Corno d’Africa (Etiopia, Eritrea, Somalia e Sudan), in maggioranza uomini, ma anche famiglie, donne e bambini, scappate dal proprio paese per fuggire da guerre e persecuzioni politiche o religiose.
Tra il 2013 e il 2014 Palazzo Selam è stato uno dei principali luoghi in cui si sono concentrati i c.d. “transitanti”, ovvero quei migranti che, dopo il loro arrivo in Italia, hanno tentato di non essere identificati per sfuggire al “Regolamento di Dublino” e per raggiungere altri paesi europei. In quel periodo, centinaia di persone (anch’esse eritree, etiopi, somale e sudanesi) si sono aggiunte agli abitanti abituali, vivendo, anche se per brevi periodi, in condizioni di particolare criticità nei sotterranei del Palazzo. Successivamente al 2014, il flusso dei “transitanti” si è notevolmente ridotto, anche se non è mai arrivato ad esaurirsi del tutto, rimanendo legato all’andamento degli sbarchi e di alcuni cambiamenti nelle politiche di accoglienza a livello nazionale ed europeo.
Palazzo Selam nasce nel 2006 dallo sgombero di un’altra storica occupazione romana, quella dell’Hotel Africa. Delle 400 persone che ne facevano parte, 250 entrarono nell’ex sede della Facoltà di Lettere e Filosofia di Tor Vergata. Queste furono immediatamente sgomberate e portate in un tendone adibito a centro di accoglienza di fortuna. Tuttavia le proteste dei migranti furono tali che l’amministrazione comunale fu costretta a trovar loro un’altra sistemazione, ovvero gli ultimi due piani di palazzo Selam. Il resto della struttura fu murata e venne pagato un canone di affitto all’ENASARCO, proprietaria dell’immobile.
Il comune tentò di trovare soluzioni alternative per la sistemazione degli abitanti e, dopo la visita al palazzo del Ministro della Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero, furono stanziati i fondi per il trasferimento degli inquilini presso nuovi centri di accoglienza.
Quando però non venne permesso ad una delegazione degli inquilini di visitare queste strutture, nacque una profonda diffidenza tra gli abitanti, che temevano che i nuclei famigliari, o comunque le piccole comunità createsi all’interno dello stabile potessero essere smembrate, e che i legami affettivi, parentali, etnici o comunitari, divenuti in quel particolare contesto un fondamentale fattore di sicurezza, potessero dissolversi. Così gli abitanti di palazzo Selam rifiutarono di spostarsi, e il giorno in cui arrivarono i pullman per il trasferimento si fecero trovare incatenati al palazzo.
La rottura dei rapporti con le istituzioni, conseguente a questo episodio, decretò nel 2007 la definitiva illegalità dell’occupazione. Questo fu l’inizio del degrado strutturale dell’edificio, mentre al suo interno hanno continuato ad insediarsi nuovi gruppi di persone, che nel giro di pochi anni hanno occupato tutto l’edificio, abbattendo le pareti di cartongesso per costruire nuovi appartamenti, e, ad oggi, qualunque spazio in cui era possibile ricavare una stanza è stato utilizzato, rendendo così la planimetria dello stabile praticamente irriconoscibile.
Nato come struttura universitaria, l’edificio di nove piani non è adatto ad ospitare un numero così elevato di persone. Intere famiglie, infatti, si trovano a vivere in stanze piccole, senza finestre, ricavate tramite pannelli di cartongesso dai vecchi aule e corridoi. Inoltre, poiché il palazzo non nasce per uso abitativo, ma per ospitare uffici e aule, i servizi igienici iniziali erano totalmente insufficienti per una popolazione stabile e così numerosa. Non vi erano né docce, né lavandini da cucina o attacchi per le lavatrici. Nel tempo gli abitanti hanno aggiunto questi servizi, ma sovraccaricando e compromettendo le tubature. In base ad una nostra stima, vi è un wc o un bagno alla turca ogni 19 persone, e una doccia ogni 33. Inoltre, la mancanza di areazione, l’assenza di mezzi di riscaldamento e raffreddamento, rendono gli ambienti insalubri sia di inverno che d’estate. Per ovviare a ciò, gli abitanti a volte ricorrono a condizionatori, stufe elettriche o simili, con conseguenze che vanno dal peggioramento della qualità dell’aria fino a corti circuiti, uno dei quali ha causato nell’Aprile 2016 un incendio che ha interessato il primo piano del Palazzo.
Pertanto, la scarsità di servizi igienici, il numero insufficiente di locali, l’inesistenza di un impianto di riscaldamento, la mancanza di acqua potabile determinano condizioni igienico-sanitarie inadeguate e dannose per la salute degli abitanti.
Nel luglio 2012 Selam Palace è stato visitato dal Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Nils Muižnieks, il quale ha definito le condizioni in cui versa come “sconvolgenti”, affermando, inoltre, che esso “può essere considerato rappresentativo della complessiva condizione dei rifugiati in Italia (…) L’Italia è relativamente generosa nel concedere lo status di rifugiato, poi però fa ben poco di più”.
L’Associazione Cittadini del Mondo dal 2006, ovvero fin dall’inizio dell’occupazione, opera all’interno del Palazzo con uno sportello di ascolto, assistenza e orientamento sociali e sanitari, dove ogni settimana i volontari e collaboratori dell’Associazione prestano assistenza alle persone, orientano ai servizi territoriali, e intercettano situazioni di emergenza o particolari fragilità.
Lo sportello ha due “anime” quella sanitaria e quella sociale, che lavorano in maniera parallela.
La parte sanitaria, coordinata dalla Dott.ssa Donatella D’Angelo, medico volontario e presidente dell’Associazione, ha come obiettivo quello di intercettare gli utenti più vulnerabili, quelli che non possono o non riescono ad accedere ai servizi sanitari, cercando quando possibile di ricostruire delle connessioni tra gli stessi servizi e gli utenti.
Come scritto anche nei due report (2014 – 2018) su Selam Palace, per quella che è la nostra esperienza, il maggior peso nella genesi e nell’esacerbazione delle malattie degli abitanti del Palazzo Selam è dato non da fattori biologici, ma dai cosiddetti “determinanti sociali di salute”. Com’è noto, si tratta di tutti quei determinanti (politiche, elementi culturali, disponibilità di risorse, stato occupazionale, livello di istruzione, condizioni delle abitazioni…) che causano e mantengono una diversa distribuzione dello stato di salute e di malattia nella popolazione.
Video presentazione Primo Rapporto “Selam Palace: la città invisibile” (2014)
In sostanza, le determinanti sociali della salute sono la teorizzazione del concetto che “chi è povero sta peggio di chi è ricco”. Com’è evidente dalle storie che ci raccontano gli stessi abitanti e dai dati che noi raccogliamo settimanalmente, le malattie e le problematiche riportate dagli utenti di Cittadini del Mondo non sono particolarmente diverse da quelle che si possono riscontrare in un qualsiasi ambulatorio di medicina generale. Quello che cambia davvero è la possibilità di affrontarle e risolverle, data (e negata) per esempio dalla possibilità economica, dalla possibilità di comprendere quello che un operatore sanitario dice, dalla possibilità di accedere tempestivamente e in modo continuativo ai servizi sanitari e alle terapie. Quello che cambia è il modo in cui le problematiche sanitarie non affrontate si esacerbano e incancreniscono, portando a loro volta a peggioramenti nella condizione sociale, in un processo circolare e continuo.
La parte sociale dello sportello affronta, invece, tutte le problematiche relative ai documenti e all’accesso ai servizi territoriali: il rinnovo dei documenti, come il permesso di soggiorno; l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale; l’acquisizione della residenza anagrafica; l’iscrizione al Centro per l’impiego; le iscrizioni scolastiche dei bambini; e i ricongiungimenti familiari.
Dai dati che abbiamo raccolto durante l’attività di sportello, ne è emerso uno particolarmente significativo: oltre il 40% degli utenti abbia chiesto informazioni sulla residenza e sull’iscrizione al Sistema Sanitario Regionale, informazioni che in assenza della mediazione di Cittadini del Mondo, non sarebbero riusciti a reperire sia per ostacoli linguistici che burocratici.
Oltre alla semplice richiesta di informazioni, in alcuni casi particolarmente problematici si è reso necessario prevedere degli accompagnamenti da parte degli operatori presso gli uffici di riferimento. Questo quadro è il risultato di una politica di accoglienza fallimentare, che non fornisce gli strumenti affinché i titolari di protezione internazionale siano a conoscenza dei propri diritti, sommata alle difficoltà di accesso ai servizi territoriali determinata dall’assenza di mediatori culturali nella quasi totalità degli uffici pubblici e da una scarsa conoscenza da parte degli operatori delle procedure di accoglienza dei titolari di protezione. Dalle conversazioni con gli abitanti del Palazzo Selam emerge un profondo senso di sfiducia e delusione verso il sistema italiano, e non stupisce in questo senso che quasi il 30% degli utenti accolti abbia tentato almeno una volta di cercare accoglienza in un altro paese europeo, per finire poi rimandato in Italia in virtù del Trattato di Dublino, che prevede la permanenza nello Stato Europeo in cui sono state lasciate le impronte digitali e si è richiesto asilo politico.
Oltre che con l’attività dello sportello socio-sanitario l’Associazione, con lo scopo di facilitare l’inclusione degli abitanti del Palazzo e degli altri migranti presenti nel territorio, ha investito le proprie risorse nella creazione di una Biblioteca Interculturale e di una Scuola d’italiano nel quartiere Quadraro, nel Municipio VII di Roma Capitale.
La Biblioteca Interculturale è nata nel 2010 col fine di rinsaldare il legame dei migranti con le proprie culture di appartenenza e diffonderne la conoscenza tra la popolazione del quartiere. A questo scopo conta su un patrimonio di oltre 10 mila volumi in più di 25 lingue, tra le quali figurano quelle dei paesi d’origine degli abitanti del palazzo (tigrino, amarico, somalo e arabo). Allo stesso modo, i corsi di italiano, portati avanti da insegnanti volontari, nascono dalla necessità di sopperire a un’ulteriore drammatica lacuna del sistema d’accoglienza, che in molti casi fornisce percorsi di accompagnamento linguistico insufficienti, se non addirittura nulli. Oltre il 60% degli abitanti di Selam ha un livello di conoscenza della lingua italiana scarso, e la metà di questi non ne ha alcun tipo di conoscenza. Gli operatori dell’Associazione cercano di coinvolgerli nella partecipazione ai corsi, consapevoli del fatto che il sapersi esprimere nella lingua italiana gli permette di difendere i loro diritti, aiutandoli a comprendere i documenti della questura, del datore di lavoro e della pubblica amministrazione (uffici del comune, visite mediche ecc.); gli consente di integrarsi nel territorio, migliorando la conoscenza della cultura italiana; e gli permette di trovare lavoro un po’ più facilmente.
Per informazioni più dettagliate su Palazzo Selam, consulta i Report 2014 (italiano e english) e 2018 (italiano e english).
L’Associazione Cittadini del Mondo ha mantenuto attivo lo sportello socio-sanitario al Selam Palace fino a marzo 2020 e, le ultime volte che lo abbiamo aperto, ci siamo resi conto che la maggior parte degli abitanti non avesse la percezione di che cosa stesse succedendo fuori e della conseguente necessità di adottare misure di prevenzione.
Vista la situazione, abbiamo iniziato ad informare e sensibilizzare i residenti dello stabile, attraverso sia testi scritti sia registrazioni audio, per far conoscere la pericolosità del virus e quali fossero le misure di prevenzione da adottare. Ma è difficile dare delle regole se poi chi vi abita, in una non facile situazione di convivenza forzata, non ha mascherine, né guanti, né altro. A Palazzo Selam, infatti, si vive in spazi ristretti: intere famiglie in una stanza, con un bagno condiviso con 20 persone.
Nonostante i nostri sforzi, il 6 aprile 2020, dopo l’accertamento di alcuni casi positivi al virus, Palazzo Selam è stato dichiarato zona rossa, isolato da polizia ed esercito e, di conseguenza, agli abitanti è stato vietato di uscire, impedendo loro ogni attività. Ma grazie all’intervento della gente comune, della protezione civile, dell’elemosiniere del Papa il Cardinale Konrad Krajewski, delle fondazioni Open Society, Haiku Lugano e Nando and Elsa Peretti, l’Associazione Cittadini del Mondo è riuscita a garantire assistenza morale, socio-sanitaria e materiale, distribuendo sacchi a pelo, scarpe, maglioni, tute, mascherine, strumentazioni mediche e altro.
La generosità delle donazioni è stata grande e così abbiamo pensato di fare rete con altre realtà solidali. In particolare, vista la situazione creatasi alla Stazione Tiburtina con i ripetuti sgomberi del presidio informale di Baobab Experience, abbiamo ritenuto, nell’ambito della collaborazione con altre organizzazioni umanitarie che operano sul territorio, di condividere con loro le nostre donazioni.
Cessata l’emergenza, l’Associazione, per tutelare e garantire la salute e la sicurezza di operatori e volontari non essendo stata fatta nessuna sanificazione dei locali, ha deciso di non riattivare lo sportello socio-sanitario al Selam Palace, ma comunque di continuare a garantire il proprio sostegno agli abitanti, attraverso: lo Sportello Sanitario, lo Sportello Sociale, la Scuola di Italiano, la Biblioteca Interculturale e il Supporto Scolastico.
A “Propaganda Live” si parla dell’emergenza Covid-19 a Selam
Tvsvizzera.it: Due contagiati, militari isolano il Selam Palace
Open: “Il Selam Palace, la “zona rossa” di Roma”
Il Dubbio: La zona rossa. Selam Palace cronaca di un’emergenza annunciata