Vorrei una medaglia da appendere a studio!

Oggi ho fatto altri trenta vaccini nel mio studio con l’aiuto della mia potente e efficace figlia segretaria!

Da marzo 2020 a oggi abbiamo effettuato circa 900 vaccini. Da sole senza alle spalle le organizzazioni che ci stanno costando cifre pazzesche, stiamo dimostrando che un medico di base potrebbe essere la salvezza del territorio e che viene considerato il nulla del niente dalla maggioranza delle strutture sanitarie e politiche.

Non siamo nell’incanto della nuvola di Fuksas (invidia vera!), ma nel nostro studio dove paghiamo l’affitto, siamo senza i medici che guardano i consensi, senza l’infermiere che prepara le fiale, senza quello che ti fa la dose, senza il personale che regola le entrate, le uscite e le attese e soprattutto, senza i vaccini già pronti per noi ogni mattina.
Noi medici di base dobbiamo andarci a prendere i vaccini ogni settimana elemosinandoli ad orari controllati e giorni prestabiliti e con quantitativi variabili e discutibili. Per avere i vaccini a studio dobbiamo fare settimanalmente domanda sulla piattaforma della regione Lazio, avere i limiti di poter chiedere una fiala o due alla volta, dobbiamo rispettare orari e giorni dedicati e recarci a ritirarli in ospedali con un impegno che ti occupa perlomeno 4 ore alla volta e costa benzina parcheggio e stress.

Con e-mail e telefonate si può contrattare per avere più fiale giustificando però prime dosi o seconde dosi, riportando le fiale usate, il tutto con una controparte che dire rigida è poco. Vogliamo parlare dei compensi che ci daranno? E qualcuno sa quando? Tuttavia sappiamo che dall’anno scorso ogni mese paghiamo 40 euro l’ora ai neolaureati e 80 ai medici pensionati richiamati per gestire le varie mansioni degli hubs vaccinali.

Hanno e fanno giornalmente di tutto per non far vaccinare i medici di base. Non ci riuscirei se in questi mesi non avessi avuto l’aiuto di altre persone: primo fra tutti un paziente amico che settimanalmente va a ritirare per me i vaccini al sant’Eugenio (nota bene: da cinecittà!), ma anche gli studenti che vengono dalla facoltà di medicina e gli operatori dell’associazione “Cittadini del Mondo”.

E ora parliamo della cosa più importante… che cosa sto facendo? Dopo aver vaccinato i miei pazienti, sono passata ad aiutare chi ha problemi di accesso alle prenotazioni.

Quindi soprattutto gli stranieri!
Mille sono i motivi per cui chi non è integrato nel nostro sistema non ha accesso semplice alle piattaforme. Dimenticati completamente STP e ENI, per non parlare dei senza fissa dimora, o di chi con la paralisi delle pratiche degli uffici o con il lavoro in nero ha documenti scaduti o inesistenti.
Gli uffici delle agenzie delle entrate, del comune, del municipio e delle asl sono blindati e inaccessibili. Gli Italiani lamentano le stesse problematiche. Personale messo in smart working o non so dove e i numeri di telefono degli uffici (già normalmente sempre occupati o comunque in cui non ti rispondeva nessuno) ora sono proprio staccati. Non si riescono ad avere appuntamenti per carte d’identità, tessere sanitarie, codici fiscali, permessi di soggiorno, per fare qualche esempio. Ho scoperto l’esistenza di codici numerici provvisori come codici fiscali.

Con tutte le problematiche che vaccini come la signora Zeneca Astra (citazione di Neri Marcoré) e Johnson hanno dato ai giovani è assurdo che gli open day per gli stranieri siano stati inaugurati con questa tipologia di vaccini.
Essere stranieri non significa essere stupidi: loro anche sanno quali problemi ci sono stati con questi vaccini (incertezze su cui non entro nel merito) e che comunque ne è stato ufficialmente sconsigliato l’uso in alcune classi d’età.
Inoltre, chi più di un senza fissa dimora o di una persona irregolare è a rischio di avere quelle patologie che li inseriscono nelle categorie “fragili”?
Certamente, statisticamente, chi ha problemi di povertà o di disadattamento non controlla il suo stato di salute con frequenza e regolarità, per cui mi chiedo: chi ha avuto senza vergognarsi l’idea di fare vaccinazioni aperte con vaccini considerati problematici?
E soprattutto, le varie unità sanitarie che si occupano di stranieri quanto tempo ci hanno messo e ci stanno mettendo per superare le barriere burocratiche che era logico e prevedibile si verificassero?

Passiamo alla bellezza del mio lavoro di vaccinatrice. Una Casba colorata. Giorni fa ho sentito un tale vociare e tante risate mentre vaccinavo che mi sono fermata per curiosare. Nell’attesa per evitare assembramenti li mando sul terrazzo, dove a volte si cuociono visto il clima! Si possono vedere eritrei, somali, bangladesi, italiani, cinesi, brasiliani, rumeni, ucraini (…e chi ne ha, più ne metta!) che chiacchierano e spesso sorridono, finalmente un po’ rilassati perché già vaccinati. Chi si fa fotografare durante la vaccinazione per spedire la foto ai familiari del proprio Paese d’origine, chi si scambia opinioni, chi si consola, chi si aiuta, chi semplicemente chiacchiera. Ascolto ed è strano sentirli parlare del virus, dei vaccini, di quel che stanno provando; soprattutto, è strano come si colga questa occasione per parlare un po’ con tranquillità. Siamo tutti nello stesso guaio, abbiamo un virus che ci sta dando molti problemi e da cui tutti devono avere la possibilità di difendersi.

Il disastro è stato distinguere nel file riepilogativo i nomi dai cognomi: qui devo dire che la nostra capacità di essere degli Sherlock Holmes è stata utile, ma il lavoro riepilogativo è e sarà ancora molto difficile. Decine di Akter, Hossain, Wu, Mohammed, Ali, Zaman, Khan, Kibron ecc. Questi a volte sono nomi a volte cognomi e ne vogliamo parlare delle date di nascita, quanti compleanni il primo gennaio!

Ho regalato tanti termometri e tanto paracetamolo. Tante rassicurazioni e tanti consigli. Domani continueremo!